“Ho sempre desiderato tornare nel mio Paese e fare qualcosa per la mia gente”

Non c’è modo migliore per essere accoltƏ in una città di un cartello al suo ingresso che dice “sorridi, sei a Lucknow!”. Una città nel nord dell’India nota da secoli per essere molto accogliente e cordiale con ospitƏ e per Vikas, la città con uno dei migliori street food al mondo: il kebab Lucknowi. Lì ha conseguito la laurea triennale in Fisica per poi proseguire i suoi studi con un master in Scienze Oceaniche e Atmosferiche, campo di studi che conosceva poco al tempo, ma che prevedeva una settimana a bordo di una nave da crociera per fare osservazioni oceaniche. Un dettaglio decisivo per la sua scelta soprattutto perché finalmente, avrebbe avuto la possibilità di vedere l’oceano.

“Non ho visto l’oceano per i miei primi 21 anni…e ne sono sempre stato affascinato”.

Per conseguire il master si è trasferito a Hyderabad, città gemella di Lucknow per il cibo delizioso e la cultura affine. Una fortuna per Vikas poiché nell’incredibile mosaico di culture, religioni e lingue che è l’India, il Telangana è l’unico Stato meridionale in cui si parla Hyderabadi Hindi. Una lingua molto simile all’Hindi Awadi, sua lingua madre insieme al Bhojpuri. Durante il master, ha studiato l’oceano e l’atmosfera in tutti i loro aspetti e interazioni, decidendo poi di proseguire con un dottorato in Scienze della Terra e dello Spazio. Qui si è concentrato sullo studio dei monsoni estivi indiani, determinanti per l’economia del Paese, poiché è dalle precipitazioni che essi causano, o meno, che dipendono siccità o inondazioni nell’India centrale e settentrionale. Ha studiato i venti da cui dipendono e la reazione a catena che coinvolge il riscaldamento degli oceani, l’evaporazione, l’umidità e le precipitazioni sul subcontinente che incidono anche nella frequenza e forza dei cicloni tropicali. Il suo lavoro si è basato soprattutto sull’analisi di dati – in India i dottorati non ricevono molti finanziamenti – e gli è mancato il lavoro di campo e in mare. Per potersi candidare alla posizione di professore associato, bisogna superare un esame nazionale e avere due anni di esperienza all’estero e così, mentre lavorava presso l’Istituto Indiano di Meteorologia Tropicale a Pune, ha iniziato a cercare posizioni per un post-doc. Era curioso di lavorare in un ambiente diverso e ne ha trovata una a Torino, in Italia.

Avendo studiato in inglese, ha dovuto solo convalidare i suoi titoli di studio per essere accettato dall’università italiana e in India ha ottenuto facilmente il visto. La parte difficile è iniziata in Italia, dove è da quasi un anno che non è ancora terminata la sua ricerca di una casa ad un prezzo accessibile e con un contratto, per lui importante sia per avere un indirizzo di residenza che un conto bancario. Anche se, senza il primo non può ottenere il secondo e viceversa, “un circolo vizioso che non ha fine e uno stress che hai sempre in mente e ti distrae dal concentrarti sul lavoro”. Ci sono voluti diversi mesi per ottenere il permesso di soggiorno e non avrebbe mai immaginato le lunghe code davanti alla questura fin dalle prime ore dell’alba, l’assenza di una gestione adeguata delle diverse procedure e la reale possibilità di doversi recare lì più volte prima di riuscire ad entrare. È stato in fila per ore sotto il sole e al freddo e l’intero processo è stato terribile. Ha poi ricevuto il suo documento così tardi che dopo due mesi, era già in scadenza. Vikas crede che entrambe le procedure debbano essere migliorate per rendere tutto più facile a coloro che intendono soggiornare o lavorare in Italia anche perché tuttƏ, desiderano essere trattatƏ bene. “Se avessi saputo che la procedura sarebbe stata così difficile e terrificante, forse avrei scelto un altro paese. Ho visto persone in Belgio o in Germania ricevere un trattamento molto migliore”.

Nel suo post-doc sta studiando la relazione tra gli eventi climatici ed idrologici estremi, con particolare attenzione alle alluvioni che hanno colpito l’Italia negli ultimi tempi. In qualità di climatologo, desidera comprendere il clima per utilizzarlo come segnale per anticipare situazioni di calamità.

“Voglio sapere in che modo il clima influisce sulle inondazioni, in modo da poterci preparare e consentire al governo di intervenire per evitare le peggiori perdite economiche”.

Insomma, il suo contributo scientifico avrebbe un effetto significativo sulla società italiana. Gli piace l’ambiente lavorativo italiano disteso e più orientato al processo che al risultato e apprezza molto l’interesse che sia il suo supervisore che suoi amicƏ hanno anche della sua vita privata. Infatti, “se non hai molta pressione, puoi sviluppare lentamente la tua idea ad ottimizzarla. Con una mente serena è più facile lavorare”. Al contrario in India, non ha avuto molto sostegno, la cultura lavorativa è molto tossica e studentƏ sono sottopostƏ a forti pressioni tanto che lavorava dodici ore al giorno e soprattutto di notte, lo preferiva. Un’abitudine che ha portato con sé in Italia. Prima di arrivare a Torino, non aveva molte aspettative a parte qualche preoccupazione sul fatto che le persone parlassero solo in italiano e con italianƏ. E aveva ragione. Infatti, anche se in dipartimento colleghƏ sono molto amichevoli e parlano inglese, se si vuole vivere in Italia imparare la lingua non è un’opzione. Al momento, non vuole guardare molto oltre il suo post-doc, ma a un certo punto tornerà sicuramente in India.

“Ho sempre desiderato tornare nel mio Paese e fare qualcosa per la mia gente che non ha l’opportunità o le condizioni economiche per viaggiare nel mondo o visitare l’India stessa”.

Vikas è fermamente convinto che in India occorra diffondere maggiore consapevolezza sul cambiamento climatico e lui vorrebbe rivolgersi soprattutto a persone nella fascia dei cinquant’anni che vivono nei villaggi. Persone che devono lavorare sodo ogni giorno per ovviare alle difficoltà quotidiane e che di conseguenza, sono più restie a cambiare il proprio stile di vita. Vorrebbe acquisire in Italia una maggiore esperienza nel campo della divulgazione scientifica in modo da essere in grado, una volta in India, di comunicare gli stessi temi in maniera più semplice e comprensibile anche a persone analfabete. Secondo lui, “se cambi una persona, puoi cambiare un’intera famiglia. Ma per ora, è solo una speranza”.

A Vikas piace la cultura italiana anche perché, come in India, si dà molta importanza ai legami familiari. Lì si continua a vivere nella stessa casa anche dopo essersi sposatƏ e se ci si trasferisce, si invitano anche i genitori in quanto è dovere di figlƏ sostenerli. Dell’India gli mancano suoi amicƏ e giocare a cricket, uno sport che ama. Ma ciò che vorrebbe portare con sé, è la fiducia in sé stessƏ delle persone italiane. In India spesso non ci si sente all’altezza e le persone conoscono sé stessƏ principalmente attraverso ciò che altrƏ dicono di loro. Al contrario, vorrebbe che le persone indiane fossero maggiormente consapevoli perché “una volta che conosci te stessƏ, puoi fare molte cose”. Per Vikas è stato molto piacevole raccontarsi soprattutto perché in Italia, le persone come lui hanno poche occasioni per farlo.