Ho quello che molti definiscono “tutti i difetti possibili”: sono donna, araba, musulmana e africana, ma sono le cose di cui vado più fiera. E oggi sono fiera anche di essere italiana.
Originaria del Marocco ma in Italia, a Torino, dal 1999, oggi si sente con una doppia identità marocchina e italiana. Faiza parla inglese, arabo, francese e italiano.
Dopo la laurea e un Master in Fisica delle particelle conseguiti in Marocco, arriva in Italia grazie a una collaborazione tra l’Università di Oujda in Marocco e l’Università di Torino, per svolgere una tesi di dottorato in Fisica Medica presso il Dipartimento di Fisica.
Inizialmente era previsto che rimanesse in Marocco, collaborando a distanza con il gruppo di ricerca torinese, “ma il progetto su cui lavoravo era molto legato alla progettazione sul campo di un nuovo centro di adroterapia oncologica”, ci dice Faiza, “e così sono venuta a Torino per due mesi che sono poi diventati 23 anni”.
Durante il dottorato ha l’occasione di incontrare Ugo Amaldi, il padre fondatore dell’adroterapia oncologica, che le propone di lavorare presso la Fondazione TERA, dalla quale viene successivamente assunta. Dopo otto anni di attività nell’ambito della ricerca, nel 2010 Faiza fonda la sua società I-SEE-COMPUTING, grazie al supporto dell’incubatore dell’Università degli Studi di Torino.
Faiza sente di aver affrontato due viaggi: il primo verso un altro paese e il secondo verso un’altra dimensione (il passaggio dalla ricerca al “fare impresa”). “Ho iniziato partendo da una società di simulazione di impresa in cui ho preso atto della gestione della società e questo mi ha dato una nuova prospettiva sul risultato delle mie ricerche”.
All’inizio Faiza ha spesso pensato di tornare in Marocco, ma “le difficoltà insegnano, soprattutto quando le attraversi da sola”. E’ rimasta per vedere che cosa il destino le avrebbe riservato, nonostante ogni volta al momento del rinnovo del permesso di soggiorno si sentisse “come uno yogurt che sta per scadere. Pensi “basta torno”, ma i nuovi legami che si creano, i nuovi amici…questo ti fa dire “io rimango qui” ”.
Faiza ci parla anche del suo essere musulmana: “ho quello che molti definiscono “tutti i difetti possibili”: sono donna, araba, musulmana e africana, ma sono le cose di cui vado più fiera. E oggi sono fiera anche di essere italiana”. Faiza porta il velo, per lei non è un’imposizione. “In Marocco si è liberi: se vuoi indossare il velo lo fai altrimenti no, è una scelta personale come fare o no sport, come portare un cappello che ci protegge dal sole”.
Si è sempre stranita dello stupore che la gente in Italia prova nel vederla con il velo. Ma per lei integrarsi non è diventare qualcun altro,
“la vera integrazione è amare il paese in cui sei e difenderlo senza snaturarti. Se rinnego la mia identità, non sono più io e non sono utile nemmeno alla società in cui vivo”.
Si sente sia marocchina sia italiana, anzi “nessuna delle due, diventi una terza cosa, più bella secondo me, per me è una ricchezza perché capisci meglio un’altra dimensione, un’altra cultura”.
Torna spesso in Marocco, le serve per ricaricare le batterie. E’ fiera del suo paese di origine, la porta dell’Africa, con la sua mescolanza di etnie, e paesaggi.
Sente la mancanza dell’Africa? “Sì, l’Africa ha un’essenza di vita che è bellissima, ha una forza in tutto, una forza che non ti dà nessun altro continente.” E si sente.