“Arrivare in Italia non è stata una scelta nostra, ma una delle n opzioni che abbiamo avuto vivendo in Libano e scappando dalla guerra in Siria”.

Antoine è nato ad Aleppo nel 1993 e 13 anni fa tutto cambiò nella sua vita. Sull’onda delle primavere arabe anche il popolo siriano iniziò ad esprimere il proprio dissenso verso un regime autoritario ormai al potere da 40 anni. Presto, le manifestazioni pacifiche per chiedere libertà, democrazia e dignità si trasformarono in una vera e propria Rivoluzione su larga scala, portata avanti in diverse parti del paese. Il regime rispose con una violenza inaspettata, feroce. Centinaia di persone furono arrestate e uccise e dà lì a poco ebbe inizio la guerra civile. Questa non ha risparmiato nessun3, sparizioni di massa e torture nei confronti di dissident3 hanno caratterizzano il conflitto assieme a bombardamenti su palazzi residenziali, assedi di intere città e crimini di guerra.

Milioni di persone sono state costrette a fuggire e tra queste vi sono anche Antoine e la sua famiglia partiti alla volta del Libano dove ancora oggi vivono circa 1,5 milioni di profugh3 sirian3. Nella città di Jounieh hanno vissuto per quasi due anni, ma hanno sempre avuto la certezza di essere in una situazione temporanea e nel tempo hanno cercato diverse possibilità per lasciare il paese. L’Italia è stata una delle ultime a presentarsi e la destinazione del corridoio umanitario che ha permesso loro di lasciare il Libano in maniera sicura e avere un’accoglienza che non li avrebbe divisi.

“Non ci sono parole per ringraziare questi progetti, abbiamo fatto un mega cambio di vita. Non so dove e cosa sarei rimasto a fare in Libano se non avessi accettato questa proposta, considerando soprattutto la situazione attuale, e in Siria le cose non sono migliori”.

Antoine, la mamma e il fratello sono arrivati a Luserna San Giovanni (TO) nel novembre del 2018, e qui è iniziato il loro percorso di accoglienza. Il primo periodo non fu facile, la tranquillità di un paesino delle pianure piemontesi può essere troppa quando sei nato e cresciuto in una città come Aleppo, un tempo abitata da circa due milioni di persone. Inoltre, mentre il riconoscimento del suo status di rifugiato politico in quanto siriano è stato quasi immediato, non può dire lo stesso di tutto il resto. Secondo Antoine, in Siria arriva un’immagine dell’Europa che è scorretta, esagerata, viene vista come un sogno in cui tutto funziona perfettamente. Al contrario, inizialmente, tutto è stato molto lento, in attesa di molteplici pratiche burocratiche da definire prima di poter riprendere in mano la sua vita. Inoltre, ha potuto vedere problemi strutturali come il comportamento del personale di polizia nei confronti delle persone migranti, la mancanza di informazioni chiare sulle procedure legali da seguire o la difficoltà nell’ottenere un appuntamento agli uffici della questura, anche se in fila dalle prime ore dell’alba.

Ma quando sei un rifugiato politico i tuoi parametri cambiano e ciò che prima avrebbe potuto rappresentare un problema, ora lo è meno o non lo è proprio. Poter avere una vita stabile, un presente e un futuro sicuro davanti a sé e vedersi garantite cure mediche sono per lui al primo piano. In Libano la mamma di Antoine ha avuto bisogno di importanti cure mediche che avevano un costo insostenibile. Vedere qui la riduzione totale di queste cifre è stato qualcosa di straordinario.

“Qui il sistema sanitario è un altro mondo. Se ti ammali non devi avere paura di non avere soldi, e questa è una cosa che una persona che non l’ha vissuto, non può apprezzare. Non lo può neanche capire”.

Antoine a Luserna San Giovanni non si è mai sentito a suo agio, una città piccola con troppa poca gente per le strade. Ma è a Pinerolo e poi a Torino, in cui risiede da tre anni, che ha finalmente trovato la sua tranquillità fatta di caos, rumore delle strade, gente che va e che viene “perché Aleppo è così”.

Durante i suoi due ultimi anni in Siria, ha studiato presso l’Università di Fisica e ha insegnato fisica e matematica a classi delle scuole medie e superiori, ma la guerra è iniziata prima che potesse laurearsi. Una volta qui in Italia, ha pensato alla convalida del suo percorso di studi ma sarebbe stata una richiesta molto costosa che all’epoca non era una priorità. Iniziare a studiare fisica in una nuova lingua dal terzo o quarto anno sarebbe stato molto complesso. Inoltre, i percorsi di accoglienza hanno un termine, e dopo due anni circa si spera che la persona si sia data da fare e abbia trovato un lavoro e quindi un reddito per sostenersi autonomamente e, iscriversi a fisica, non glielo avrebbe permesso.

Ma a volte bisogna seguire il proprio istinto, i propri bisogni e necessità. Antoine grazie ad un corso di formazione fatto un po’ per curiosità e un po’ per cogliere un’occasione, ha trovato la sua vera passione: la programmazione. Dopo un periodo di tirocinio presso un’azienda è stato assunto e nel tempo è diventato un Full Stack Developer, un lavoro che ormai fa da quattro anni e che lo rende molto felice. Lui si occupa di fare “tutta la parte che vediamo e che non vediamo” di una pagina web, ovvero ciò che è back-end, la parte di analisi dei database, e ciò che è front-end, la parte visibile di qualsiasi sito. Un po’ gli manca la parte di insegnamento che portava avanti in Siria, ma con la programmazione ha trovato il suo mondo e ha potuto fare qualcosa che non si sarebbe mai aspettato di fare.

Mediante le sue conoscenze, è riuscito a dare il suo contributo durante un altro momento di estrema necessità ad Aleppo: il terremoto che la notte del 6 febbraio 2023 ha colpito la zona a sud della Turchia e a nord est della Siria. Tutte queste aree ne sono state devastate, ma è impensabile la distruzione che un terremoto di questa portata può aver causato nell’area siriana e in particolare nella città di Aleppo, martoriata da decenni di guerra civile. In una situazione del genere i soldi servono a poco. Cosa te ne fai di qualche lira siriana quando i negozi in cui poter comprare sono andati distrutti o sono sommersi dalle macerie? In queste circostanze le persone per sopravvivere hanno bisogno di beni di prima necessità nel più breve tempo possibile e qui entra in gioco il lavoro di Antoine. Un ragazzo siriano ha avuto la grande idea di creare un sito che unisse la richiesta di beni del popolo di Aleppo con la disponibilità di donare da parte del resto del mondo. Ha pubblicato un annuncio in cui chiedeva la disponibilità di altri programmatori e in sei ore erano 12 sviluppatori web, e nel giro di una settimana hanno trasformato il sito in un data source per molteplici associazioni. Il sito si chiamava

“أعط و خذ”

“dai e prendi”, ed ha aiutato centinaia di persone ad Aleppo facendo arrivare latte per bambin3, pannolini, coperte, materassi, materiali di prima necessità per anzian3 e tanto altro. È stato bello poter fare qualcosa per il suo popolo.

Cos’è che gli manca di più della Siria? Sé stesso. Quando si va in un altro paese si cambia e “adattarsi alcune volte costa troppo, ti stanca, soprattutto quando non hai scelta. A un certo punto capisci che i costi dell’adattamento non sono misurabili”. Ciò di cui parla, è un cambiamento dei modi di pensare e di agire che ha delle conseguenze enormi su sé stessi.

Tuttavia, a Torino, grazie a un collega, ha scoperto un’altra passione che porta avanti ormai da anni, il ballo caraibico. Ballare è qualcosa che fa per sé stesso, per divertirsi. In Siria ogni volta che vi era un’occasione per ballare non si tirava mai indietro ma lì il divertimento è qualcosa che solo le persone giovani possono fare. Ciò che più lo ha stupito qui è la possibilità per tutt3, soprattutto per le donne adulte, di ballare, senza complicanze. Questo è qualcosa che un giorno vorrebbe vedere nel suo paese.

La guerra in Siria finirà? Un giorno, quando vi sarà la volontà politica di trovare un accordo per la pace.