Qualsiasi guerra è sbagliata nel terzo millennio
Nato a Kiev 48 anni fa, Oleksii vive in Italia da oltre 20 anni. Parla l’ucraino, l’inglese, il russo e l’italiano, che ha imparato con facilità, avendo frequentato diversi corsi della nostra lingua. La scelta dell’Italia, avvenuta nel 2000 e incentivata dalla vincita di un bando per un progetto di ricerca, è stata indotta dalla curiosità verso il nostro Paese, nel quale ha vissuto prima a Perugia, poi a Torino.
Oleksii ha studiato biofisica e biochimica a Mosca. Il suo progetto di ricerca muoveva dall’analisi di una fisiopatologia delle malattie infettive in generale e della malaria in particolare.
Oggi lavora come Docente presso il Dipartimento di Scienze della vita e Biologia dei sistemi dell’Università di Torino. Nella sua attività didattica, Oleksii tiene insegnamenti di biochimica e di scienze naturali. Nella sua attività di ricerca come fisico biochimico si occupa dei processi metabolici coinvolti nelle malattie e delle molecole interessate dalle fisiopatologie della malaria (enzimi, parassiti e altri agenti), di cui cerca di capire il funzionamento al fine di predisporre eventuali interventi finalizzati a debellare la malattia.
“La malaria è una malattia infettiva molto diffusa in Africa, in Sudamerica, India e Asia (..) ed è un problema medico ma anche un problema sociale. Si riduce tantissimo introducendo zanzariere ed agendo anche attraverso politiche sociali, di risanamento delle zone paludose”.
La malaria è stata sconfitta in Europa con l’adozione di apposite politiche sanitarie intorno agli anni 30 del secolo scorso; dal punto di vista del numero dei malati e delle vittime è paragonabile al Covid 19.
“Tanti sforzi sono stati fatti per eliminare completamente la malaria nel mondo soprattutto in questi ultimi 10 anni ma con l’arrivo del Covid, le varie crisi e la guerra attuale l’efficienza di tale politica è stata rallentata. I casi di malaria stanno addirittura crescendo e la situazione peggiora leggermente”.
Oleksii pensa che in Italia la ricerca sia ad un livello medio più alto di quello di alcuni Paesi dell’Europa dell’Est come l’Ucraina. Quanto al suo contributo scientifico al nostro Paese, ritiene che le ricerche e le pubblicazioni che porta a termine nel contesto dell’Università di Torino ne costituiscano una fonte, alla quale aggiunge un apporto di tipo culturale, consistente nel tentativo di integrare la cultura italiana con la sua.
A tal proposito Oleksii reputa di essersi integrato molto bene in Italia, anche se all’omologazione totale osta il fatto di essere arrivato nel Paese in età già adulta. Si trova bene, ma lamenta il fatto che ci sono immigrati che non possono, non vogliono o non sono nelle condizioni di integrarsi.
Dopo piu di 20 anni trascorsi nel nostro Paese, Oleksii ha trovato la felicità nel lavoro e ha raggiunto i suoi obiettivi, prefissati prima di arrivare in Italia, ma crede fortemente che non si debba mai abbandonare completamente il proprio Paese d’origine. Torna spesso in Ucraina, anche se ora è complicato per via della guerra, a proposito della quale afferma: