Torino mi piace molto, ho scoperto la città e quanto la città possa farti scoprire e capire te stesso

Islem ha 35 anni ed è arrivato in Italia, a Torino, nel novembre 2015. 

Originario di un piccolo paese di campagna, sul litorale della costa tunisina, Sidi Alouane, parla arabo (sua lingua madre, di cui conosce anche alcuni dialetti), francese (che studia dall’età di 8 anni, essendo la seconda lingua ufficiale della Tunisia), inglese e italiano.

Dopo aver frequentato, presso l’Università di Manouba, a Tunisi, il corso di laurea Triennale in Urbanistica e Progettazione del Territorio, ha iniziato il corso di laurea Magistrale in Conservazione e Recupero dei Beni Culturali durante il quale, grazie ad una borsa di studio, ha trascorso sei mesi ad Avignone.

Concluso il percorso di studi, è tornato in Tunisia, dove avrebbe voluto sviluppare il suo progetto di tesi concernente la riqualificazione di un ex mattatoio. Recuperatane la originaria forma architettonica, con la suddivisione in settori (l’area per i cristiani, l’area per i musulmani, l’area per gli ebrei) e la destinazione ad attività di carattere socioculturale (teatro, mostre, museo…), l’edificio avrebbe potuto costituire un canale di collegamento fra la zona molto popolare di Tunisi, in cui è dislocato, e le zone limitrofe più residenziali ed artistiche.

In quegli anni, però, gli eventi politici (2012, con la caduta del regime, la primavera araba) rendevano aleatorie non solo le prospettive lavorative e la realizzazione di nuovi progetti, ma la stessa sicurezza personale, inducendo Islem, pur privo di uno specifico progetto, a raggiungere l’Italia.

Sprovvisto di punti di riferimento importanti, appena arrivato egli si concentrò sull’apprendimento della lingua, che gli consentì, dopo soli tre mesi (nel marzo 2016) di conseguire la certificazione con livello b1: “Un record!!!”.  

Dal punto di vista professionale, Islem avrebbe voluto inizialmente fare l’architetto, progettare, disegnare, ma, nella difficoltà di dare seguito a tutte le sue idee, seguendo il consiglio di un’amica architetta, iniziò a frequentare corsi professionalizzanti soprattutto in bioedilizia, fino a seguire un corso come tecnico per la manutenzione e installazione di fonti di energie rinnovabili e nello specifico di pannelli fotovoltaici.

Proprio questo ambito rappresenta il settore professionale in cui Islem è impegnato: sempre reperibile, egli si occupa infatti di monitorare le prestazioni e il corretto funzionamento di impianti fotovoltaici sia residenziali sia industriali nonché di organizzare, coordinare e gestire i tecnici per la manutenzione straordinaria.

Dopo un primo momento iniziale, in cui ha incontrato alcune difficoltà nel guadagnare la fiducia di superiori e colleghi, oggi Islem è molto soddisfatto del suo lavoro, dal quale riceve molti stimoli. Spesso viene infatti incaricato di seguire per intero alcuni progetti (fra cui quello degli Smartflower fotovoltaici a Lingotto), oltre che di gestire i contatti con l’estero e con vari clienti.

Sensibile alle tematiche ambientali, ritiene che il principale contributo socio-scientifico che porta al nostro Paese sia proprio il suo lavoro nel campo delle energie rinnovabili:

“La nostra azienda lavora bene per la città, per la Regione e per l’ambiente: abbiamo obbiettivi rivolti alla transizione energetica; ma soprattutto mi piace il nostro impegno nel sensibilizzare i clienti sul tema dell’ambiente e della crisi climatica”.

Islem ha maturato anche alcune esperienze nel settore sociale, fra cui l’attività di interprete nei campi di accoglienza in Grecia nel 2016, che definisce “un’esperienza forte emotivamente, ascoltare le loro storie di viaggio, di vita, mi è servito anche per capite me stesso”.

Oggi Islem è felice e sta bene a Torino, dove ha acquistato una casa e ha diversi amici. Ritiene che la città offra molte possibilità dal punto di vista culturale (musei, mostre tanto verde) e non sceglierebbe altro posto in cui vivere: “ho scoperto la città e quanto la città possa farti scoprire e capire te stesso”. La Tunisia, come luogo, non gli manca, ma a mancargli sono le persone: la famiglia, i nipoti, gli amici, la possibilità di parlare più frequentemente la sua lingua.