Ho dovuto cambiare me stessa, diventare più aperta, più flessibile ed empatica e il risultato mi piace
Svetlana è bielorussa e ha 41 anni. Vive a Torino dal 2013 e si definisce “una torinese DOC”. Parla fluentemente cinque lingue: bielorusso, russo, inglese, italiano e tedesco (che ha anche insegnato), e per lavoro ha imparato anche un po’ il francese e capisce sia l’ucraino che il polacco.
Dopo una Laurea conseguita all’età di 21 anni in Pedagogia e Lingue e Letterature Straniere nel suo paese, ha iniziato subito a lavorare, inizialmente nella scuola, come insegnante, per poi passare al settore della logistica, intuendo le grandi potenziali di crescita professionale ed economica. La Bielorussia è infatti un paese di grande passaggio di merci tra Europa e Asia, e Svetlana ha iniziato a lavorare per una ditta di trasporti, con l’opportunità di viaggiare molto anche all’estero, in Germania e Olanda, gestendo i contatti internazionali dell’azienda, “una bella sfida ma un po’ stressante e, nonostante mi piacesse molto, ho compreso che non potevo farlo a lungo”.
A un certo punto Svetlana si rende conto di aver raggiunto il massimo livello professionale che una donna a 30 anni può conseguire in Bielorussia: non sarebbe bastato solo cambiare lavoro ma avrebbe dovuto cambiare paese.
Ci spiega che dopo i 30 anni la vita per una donna bielorussa diventa limitata se non è sposata e non ha almeno due figli: “la società non ti permette di crescere. Viaggiando ho invece constatato che in Europa e negli Stati Uniti nessuno dà importanza alla tua età!”
Nel 2013 Svetlana parte con l’idea di poter sempre tornare a casa, non si aspettava il covid e la guerra, motivi per i quali da tre anni non vede la sua famiglia.
Il suo desiderio era di trasferirsi in un paese con una piacevole qualità della vita, dal punto di vista climatico, culturale ed economico: “Nonostante le difficoltà, amo il mio paese, ma mi mancavano il sole e il mare, e qui in Italia con due ore di auto posso passare un fine settimana al mare!”
Arrivata a Torino, si iscrive al corso di Laurea Magistrale in Lingue Straniere per la Comunicazione Internazionale: “una seconda laurea era importante, mi serviva per integrarmi, e dopo il tedesco imparare l’italiano è stato un piacere puro: è una lingua melodiosa!”
Per potersi mantenermi all’università comincia a lavorare per una ditta metalmeccanica in provincia di Vercelli dove tuttora lavora nel settore commerciale, gestendo i clienti e i rapporti internazionali soprattutto con Cina e Stati Uniti.
“Lavorando in provincia di Vercelli ho imparato anche un po’ il dialetto piemontese per comunicare e integrarmi con i colleghi!”
Gli inizi in Italia non sono stati facili. Tra gli aspetti negativi Svetlana denuncia le lungaggini burocratiche per poter aprire un conto bancario o affittare casa, ma soprattutto è stato difficile dover sempre dimostrare il proprio valore per aiutare gli altri a superare lo stereotipo della donna dell’est che può solo fare la colf o la badante.
Così ha cercato di fare avvicinare le sue amicizie italiane alla comunità bielorussa e russa presente a Torino, inizialmente attraverso la gastronomia e la cucina, poi portandoli a concerti ed eventi di collettivi musicali.
Con la guerra però tutto si è complicato: l’atteggiamento verso la cultura e la letteratura russa è cambiato:
“Mi considero russa perché abbiamo la stessa storia, è importante lavorare affinché il popolo russo e le persone non vengano confuse con i loro politici, e raccontare e dimostrare che siamo persone di pace!”
Oggi Svetlana è contenta e pensa di rimanere in Italia, che considera il paese con il più ricco patrimonio artistico culturale, e di cui apprezza molto la cucina, le lunghe estati e gli inverni brevi.
“Sono felice di essere partita dal mio paese, ho dovuto cambiare me stessa, diventare più aperta, più flessibile ed empatica e il risultato mi piace. Anche se la strada del cambiamento è lunga mi piace come sto diventando: sto prendendo le parti migliori delle mie origini e del paese ospitante!!”