In che modo funziona il sistema sanitario indiano e quante persone vi possono accedere?

Abdul Haneefa ci racconta come la maggior parte del sistema sanitario indiano sia privato e che tutte le strutture per la cura del cancro si trovino in città, comportando una grande disparità tra le persone sulla possibilità di essere curate. Ma come funziona davvero?
Secondo un interessante articolo scritto da Kasthuri nel 2018, le sfide dell’assistenza sanitaria indiana possono essere raggruppate nelle “5 A” e, nella loro mancanza: ConsapevolezzaAwareness – su temi legati alla salute, Accesso alle strutture sanitarie sia in termini fisici che di qualità, Assenza di personale sanitario e di un’equa distribuzione sui territori, Accessibilità dei costi dell’assistenza sanitaria, ResponsabilitàAccountability – per tutto ciò che manca.
Il sistema sanitario indiano è diviso tra strutture pubbliche e private. Secondo l’IBEF (India Brand Equity Foundation), il governo si concentra sulla fornitura di strutture sanitarie di base nelle aree rurali sotto forma di “Centri di assistenza sanitaria primaria”, mentre finanzia limitate strutture dedicate all’assistenza secondaria e terziaria nelle città principali. Solo l’1,5% del PIL viene speso nel settore sanitario, una delle percentuali più basse al mondo. Al contrario, il settore privato finanzia la maggior parte delle strutture sanitarie specialistiche, caratterizzate da maggiori servizi di una migliore qualità, e anche queste si trovano nelle città. Circa il 75% delle infrastrutture sanitarie si concentra nelle aree urbane, dove vive solo il 27% della popolazione.
Pertanto, vi sono molte differenze tra gli Stati e all’interno degli stessi, e l’esito è intuitivo. Le persone benestanti hanno accesso ad alcune delle migliori strutture sanitarie al mondo, potendo anche scegliere tra strutture pubbliche o private, mentre coloro che hanno scarse risorse hanno opzioni limitate o nessuna davanti a sé. Inoltre, trattamenti sanitari di qualità spesso non possono essere raggiunti dalle persone che vivono nelle aree rurali a causa dei costi del viaggio. Ciò determina un’altra conseguenza intuitiva: la maggior parte delle persone ammalate risiedono nelle aree rurali, dove il rischio di problemi di salute è alto anche a causa di altre urgenti problematiche. Per citarne solo alcune, l’acqua potabile non controllata, la mancanza di servizi igienici e l’uso di combustibili da biomassa.
La mancanza di equità nell’accesso alla salute è una costante nella storia indiana più recente ed è anche influenzata da fattori socioculturali quali lo status socioeconomico, la classe, religione, casta e genere della persona. La situazione è aggravata dal continuo sottofinanziamento del sistema sanitario che determina il deterioramento delle infrastrutture. Secondo il National Health Profile, vi è un ospedale governativo ogni 90.000 persone circa e vi è un numero esiguo di letti, medic3 e infermier3. Secondo l’Indian Journal of Public Health, per colmare il divario medic3-paziente, entro il 2030 ci sarebbe il bisogno di circa 2 milioni di medic3 in più.
Se la pandemia da covid-19 ha aggravato la situazione rendendo evidente l’assenza di ospedali e posti letto da un lato, ha anche aumentato la consapevolezza delle persone sui loro bisogni e diritti in materia di assistenza sanitaria. In una Nazione come l’India, che conta 1,3 miliardi di persone, si stima che il 30% sia priva di qualsiasi tipo di copertura finanziaria per ovviare problematiche di salute e, secondo Brookings, è comune che le persone vengono prosciugate dei loro risparmi a causa di emergenze mediche. Spesso, senza nemmeno la certezza del ricovero. L’assenza o l’inaccessibilità alle strutture sanitarie determina anche diagnosi tardive e una guarigione più lunga, se presa in tempo, soprattutto nei casi di trattamenti per il cancro, trapianti e malattie critiche.
Il cambiamento sarà un processo lungo. Investimenti nelle aree più svantaggiate sono necessari, ma si sta vedendo che il coinvolgimento della comunità è un’alternativa efficace. L’empowerment delle persone e la prioritizzazione della loro salute attraverso l’educazione sanitaria e la diffusione di pratiche sanitarie preventive è un must a livello locale, regionale e nazionale. Si migliora così, sia l’accesso all’assistenza sanitaria e sia il senso di appartenenza e di responsabilità delle comunità. Ciò sta già accadendo con “Attivist3 Sanitari Sociali Accreditati” (ASHA) che puntano a colmare il divario tra i sistemi sanitari formali e le comunità abbandonate a loro stesse. Altra alternativa, è il “crowdfunding medico”, forma di finanziamento ancora emergente che insieme alle campagne di sensibilizzazione potrebbe portare un cambiamento sostanziale nelle aree rurali.
Infine, sebbene la maggior parte degli indiani non abbia la possibilità di curarsi, l’India rimane la capitale mondiale in ambito farmaceutico, esportando prodotti in tutto il mondo. Il suo vantaggio competitivo si basa su un buon numero di professionisti ben formati come medic3, infermier3 e ricercator3 e grazie anche ai bassi costi della ricerca clinica, aziende internazionali investono in Ricerca e Sviluppo. Il costo degli interventi chirurgici in India è irrisorio rispetto ai Paesi asiatici o occidentali e questo sta determinando l’aumento di un nuovo fenomeno: il turismo medico.