L’Italia è un grande paese, forte, dà allo straniero la possibilità di diventare migliore fornendogli gli strumenti necessari per aumentare le sue skills
Samuel è nato a Caracas e cresciuto a Barquissimeto, dove ha origine la catena delle Ande. Fiero dai suoi due cognomi, Scarpato (dal padre, venezuelano nato e cresciuto in Italia) e Mejuto (dalla madre, celta galiziana, venezuelana nata e cresciuta in Spagna), Samuel, 49 anni, ha la doppia cittadinanza, italiana e spagnola.
Le sue origini si radicano nelle comunità indigene. La mamma gli insegna quello che “in occidente definiamo paranormale, ma che invece fa parte del mondo e cioè parlare con le piante, gli animali, la terra, la natura per saper comprendere i fenomeni che ci circondano”.
Inizialmente ha studiato Antropologia, ma a metà percorso ha optato per Economia Aziendale all’Università di Barquissimeto, con specializzazione nello sviluppo locale: “avendo vissuto nelle comunità indigene ho notato che avevano bisogno di aiuto nella gestione dei loro progetti, nell’amministrazione comunitaria e agricola”. Ha poi conseguito un master in Scienza dell’educazione, uno in Gestione dell’economia sociale e delle cooperazioni e, nel 2018, il dottorato di ricerca in Scienze Politiche all’Università Simon Bolivar di Caracas, seguito da uno stage in collaborazione con un’agenzia tedesca di cooperazione.
Samuel è un ricercatore. La crisi sociopolitica del Venezuela lo ha portato in Italia, dov’è arrivato nel 2017 con la moglie e i due figli (abitando inizialmente “sullo zerbino di un monolocale a Moncalieri”), nella speranza di trovare occupazione nell’ambito delle attività sociali e dello sviluppo sostenibile.
L’Italiano non è stato un problema per lui, perché lo parlava in casa fin da piccolo, insieme al siciliano. Conosce altre quattro lingue: inglese, spagnolo, portoghese (il Venezuela ha una lunga frontiera con il Brasile) e gallego; grazie alla sua bisnonna materna, che era indigena americana della “Chuiva”, parla anche due lingue indigene.
Oltre a fare ricerca, Samuel è autore di diversi libri tra cui “Cantos de tierra y vida”, basato sulla trentennale esperienza a contatto diretto con le comunità indigene. Usa un linguaggio di fisica quantistica per far capire come la conoscenza millenaria dei popoli indigeni potrebbe aiutare ad affrontare i problemi legati al cambiamento climatico.
“La cultura è la vita, la terra è tutto. Dobbiamo imparare dalle culture originarie dell’Asia, dell’Africa o del Sudamerica che non separano la produzione dalla capacità propria della natura di rifornirsi, quello che gli scienziati chiamano ‘agricoltura rigenerativa’”.
In questo momento Samuel scrive “per non morire di depressione”. Ha terminato un libro che è una satira psichiatrica dal titolo: “Doctor, doctor, cien extraños relatos doctorales”, disponibile su Amazon. Ha all’attivo anche pubblicazioni ed esperienze di docenza. Il suo sogno è creare un modello di gestione della politica pubblica nello sviluppo agro-alimentare.
Per Samuel “l’Italia è un grande paese, forte, dà allo straniero la possibilità di diventare migliore fornendogli gli strumenti necessari per aumentare le proprie skills”; in ambito lavorativo riscontra però scarsa apertura e difficoltà di integrazione, anche tra italiani.
“Del Venezuela mi mancano le persone, il fatto che tutti ti salutino, ti abbraccino, condividano con te dal consiglio al bicchiere d’acqua”. Gli piacerebbe che in futuro il suo Paese impiegasse la tecnologia agricola italiana, per rendere più equa la produzione del caffè.
Conclude dicendo che il Venezuela è simpatia, gioia, generosità….