
“Il nostro obiettivo primario è comprendere la fisica che sta alla base del mondo. Questo potrebbe portarci a qualche scoperta un giorno, ma al momento, è impossibile da prevedere”
Nazar è originario di Kyiv, Ucraina, e ha lasciato il suo Paese circa dodici anni fa per proseguire la sua carriera in Fisica, che ha studiato sia durante la laurea triennale che magistrale. A causa della limitata quantità di risorse disponibili per la ricerca, in Ucraina ci si è sempre concentrat3 più su campi legati alla fisica teorica, come la matematica o l’analisi dei dati, che su quelli che necessitano di laboratori ben attrezzati e strumenti costosi. Questi vengono prodotti soprattutto nei Paesi occidentali, ed è proprio in Germania che Nazar fu invitato per uno stage durante il suo percorso magistrale. Essendo un Paese post-sovietico, un’importante pietra miliare con cui la generazione di Nazar, e soprattutto quella dei suoi genitori, è cresciuta è la vittoria contro il nazismo e il fascismo e la sconfitta della Germania. Tuttavia, “hanno finito per essere molto più ricch3 e sviluppat3 di noi vincitor3”. Trasferirsi ad Amburgo con la propria famiglia è stato per Nazar un vero e proprio shock culturale. La differenza in termini di standard di vita era visibile e ciò che si diceva in Ucraina era vero. I marciapiedi erano allineati, gli autobus in orario, muoversi con un passeggino era semplice e le persone stavano in coda senza litigare tra loro. “Per me era come un videogioco. Non poteva essere tutto così perfetto, ma lo era”. E lì nel 2011, nello stesso laboratorio, iniziò il dottorato di ricerca. Ha lavorato per il Deutsches Elektronen Synchrotron (DESY) e una volta terminato il contratto, non è stato possibile rinnovarlo. I contratti a breve termine sono un problema diffuso nell’ambiente accademico e, nella comunità di fisica nucleare, è comune accumulare esperienze in molti posti diversi.
“Questo scambio professionale va bene per un certo periodo, ma poi, si desidera stabilirsi. E per una giovane famiglia, avere una prospettiva a lungo termine è fondamentale”.
Nazar decise di proseguire la sua carriera professionale con un post-doc a Torino, in Italia, città scelta principalmente per il clima e perché molto bella in foto. Qui, dopo due anni, ha vinto una borsa di studio dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) specifica per persone straniere, un buon contratto che però si è concluso un anno dopo. Ma in Italia, secondo Nazar, se lavori bene e il gruppo è soddisfatto di te si riesce – nel rispetto delle normative – a garantire la tua permanenza. E questo è il suo decimo anno in Italia.
Tuttavia, se ad Amburgo vi era un ufficio internazionale che si occupava di tutto ciò che concerne il suo permesso di soggiorno, in Italia ha dovuto affrontare un sistema molto lento e pieno di ostacoli. Ha aspettato quasi sette mesi per ottenere il suo permesso di soggiorno. La sua durata dipende da quella del contratto e, nonostante abbia vissuto in Italia abbastanza a lungo da poterne beneficiare, il suo contratto a tempo determinato non gli ha consentito di ottenere un permesso di lunga durata. E, se un giorno volesse cambiare lavoro, dovrebbe cambiare anche il suo documento. Inoltre, la ricerca di un appartamento è stata molto complessa e la necessità di avere un garante ha complicato le cose. Da adulto, con una famiglia e un lavoro, questa richiesta lo ha particolarmente turbato e per di più, ha avvertito diversi pregiudizi durante la ricerca che, secondo lui, potrebbero essere legati alle sue origini.
Sia nel dottorato che nel post-doc il suo argomento di ricerca principale è stata la fisica fondamentale delle alte energie. In particolare, si occupa dell’analisi statistica dei dati generati dalle collisioni ad uno dei due esperimenti principali al Large Hadron Collider (LHC).
“Il nostro obiettivo primario è comprendere la fisica che sta alla base del mondo. Questo potrebbe portarci a qualche scoperta un giorno, ma al momento è impossibile prevedere se avrà qualche implicazione pratica”.
A Torino ha partecipato a progetti più piccoli e interdisciplinari che gli hanno permesso di lavorare maggiormente in laboratorio testando hardware, sviluppando software e sistemi di acquisizione dei dati. Ha avuto la possibilità di lavorare presso il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica (CNAO) di Pavia dove – di notte, quando le apparecchiature non sono utilizzate per pazient3 – hanno testato i rilevatori delle radiazioni secondarie prodotte durante le sessioni di adroterapia. Poter vedere nel pratico il suo contributo è qualcosa che ha apprezzato molto. Al momento sta lavorando sulle simulazioni di un futuro rilevatore per un progetto chiamato “Muon Collider” che, nato in Italia, è diventato una collaborazione internazionale. Inoltre, ciò che lo ha sorpreso di più in Italia è la presenza di molte donne nella scienza, soprattutto rispetto ad altri Paesi. Nel suo lavoro Nazar attribuisce grande importanza alla precisione e all’efficienza e si è recentemente reso conto che questi aspetti, insieme all’avere elevati standard di sé, sono tratti distintivi delle persone ucraine. Queste tendono a essere sempre molto brave in ciò che fanno, ma anche molto dirette e conflittuali. Se si infastidisce qualcunƏ, si può facilmente andare incontro a problemi e per questo le persone cercano sempre di non causare disagi ad altr3. Un aspetto, che non ha visto in Italia.
“In Ucraina ci sarebbe una rissa ogni cinque metri per il modo in cui la gente parcheggia, guida e suona il clacson. Quest’ultimo sarebbe considerato davvero aggressivo”.
Ma, ciò che lo ha stupito di più è il carattere non conflittuale delle persone italiane, “prima non sapevo che si potesse reagire facendosi da parte anziché reagire aggressivamente” e in questi anni è diventato più socievole e aperto, un cambiamento che ha ritenuto essenziale per sopravvivere in Italia. Secondo Nazar, Torino è una città fatta per student3 e non per famiglie in quanto è stato un incubo muoversi in città con il passeggino e non trovare centri commerciali che in Ucraina, invece, sono molto comuni. Inoltre, anche se gli piace il cibo italiano e ha un particolare amore per il tiramisù, gli mancano molto i piatti ucraini, insieme a poter vivere l’inverno nei villaggi dove tutto è coperto di neve. Gli manca quel suono quasi gelido che si fa quando si cammina su di essa o sugli stagni ghiacciati.
Nazar era solito tornare nel suo Paese ogni anno ma al momento, sono circa tre anni che non vi fa ritorno e non sa se ci tornerà mai. Il giorno in cui è iniziata la guerra è stato uno shock e con il passare degli anni, le persone sono cambiate, insieme al luogo in cui vivono e alle cose di cui parlano. Con il tempo si sente sempre più disconnesso da un numero crescente di contesti.
“Ho sempre meno motivi per definirmi un vero ucraino….la mia parte ucraina è congelata nel tempo”.
Al momento Nazar continua la sua vita qui e cerca di insegnare alle sue figlie come comportarsi nella società senza essere d’intralcio ad altr3. Esattamente come si farebbe in Ucraina.