
“Credo che la vita sia fatta di esperienze. Ognuna di esse ti dà una lezione e sta a te decidere cosa portare in tavola, se quelle positive o quelle negative”
Saad crede che nella vita sia fondamentale concentrarsi sulle esperienze positive, perché solo in questo modo si può trasmettere una visione ottimista a chi alcune lezioni di vita le sta ancora imparando. Lui è di Wazirabad, una delle città più antiche della regione del Punjab, e dall’età di 11 anni ha iniziato a spostarsi per motivi di studio. All’epoca il padre decise di mandarlo in un collegio credendo che solo un ambiente diverso avrebbe potuto motivarlo a concentrarsi sugli studi e, in effetti, funzionò. Durante gli anni della maturità arrivó a essere considerato tra i migliori dell’intero distretto, e ottenne una borsa di studio che copriva l’intera retta del college, dove scelse di specializzarsi in ingegneria. Nella cultura pakistana i rapporti padre-figlio non sono molto espressivi, ma Saad sapeva di averlo reso orgoglioso. Durante la laurea triennale si è specializzato in ingegneria informatica e qui, oltre all’amore per questa disciplina, si rese conto di essere interessato all’insegnamento e decise di entrare nel mondo accademico.
“Penso di essere bravo a spiegare le cose e a renderle più facili da comprendere. Ho intrapreso questa professione per scelta, non per caso”.
Saad ha conseguito un master nello stesso campo presso l’Università di Lahore, dove in parallelo ha lavorato come ingegnere in laboratorio. Qui si è specializzato nell’apprendimento automatico, ha lavorato con sensori e prototipi hardware e ne ha progettato uno per il suo lavoro di tesi, un guanto che mirava a memorizzare i movimenti della mano nel linguaggio dei segni. Per questioni di tempistiche, ha lavorato esclusivamente su alfabeto e numeri, dando luogo alla pubblicazione di un articolo che rappresentò il suo primo contributo accademico in Pakistan. “È stato un periodo difficile, ma l’ho fatto per la crescita professionale, la conoscenza e per esplorare il mondo accademico”. Successivamente è diventato docente presso l’Università di Sialkot.
Saad è sempre stato molto pragmatico nelle sue scelte e l’Italia è stato l’unico Paese in cui ha fatto domanda di dottorato, in ben oltre 50 università. A differenza di altri rinomati Paesi, la procedura di candidatura italiana è aperta, pubblica, equa e basata sul merito, senza il bisogno della previa approvazione di un supervisor. Con la lettera di accettazione dell’Università di Torino, ha prontamente avviato la procedura per il visto. Ciò gli ha permesso di essere a Torino il suo primo giorno di dottorato, il che è molto insolito per student3 pakistan3. Le difficoltà burocratiche sono iniziate in Italia. Qui per quattro anni ha fatto affidamento sull’assicurazione sanitaria pakistana, e non quella italiana, perché troppo costosa e difficile da ottenere. Per fortuna, ha solo raramente avuto bisogno di assistenza medica. Solo dopo un anno riuscì ad aprire un conto bancario, dopo aver ottenuto il permesso di soggiorno, che ha dovuto rinnovare annualmente. Un processo che consisteva nel ripresentare l’intera documentazione in suo possesso e nel riprendere un appuntamento per le impronte digitali, che gli veniva puntualmente dato dopo circa sette mesi.
Saad si ritiene fortunato per aver avuto l’opportunità di lavorare su un argomento di ricerca di cui è appassionato, senza rigide scadenze e pressioni, e soprattutto costruendo un forte legame con i suoi supervisors. Durante il suo dottorato di ricerca, iniziato nel 2021, si è specializzato in uno specifico campo del Natural Language Processing (NLP), concentrandosi sull’analisi semantica e sulla generazione del testo – componenti chiave del Discourse Representation Structure (DRS). Questa struttura aiuta le macchine a capire come le diverse parti di una conversazione si colleghino, facilitando le trasformazioni da testo a logica (l’analisi semantica) e da logica a testo (generazione del testo). La sua ricerca si è estesa su tre lingue – Inglese, Italiano e Urdu – dimostrando che queste tecniche sono universalmente applicabili. Nel 2024 mediante il suo post-doc passò da lavorare con dati astratti, a dati pratici connessi ad applicazioni reali. La sua ricerca si è concentrata sull’utilizzo di Large Language Models (LLMs) per analizzare le relazioni tra le opinioni, i comportamenti e le prospettive delle persone riguardo al sistema di trasporto torinese (GTT) e le politiche governative, con l’obiettivo di identificarne aree di miglioramento. Questo approccio, conosciuto come prospettivismo lo ha affascinato in quanto connesso a opinioni umane. Saad crede fermamente che “milioni di esempi privi di informazioni significative sono molto meno preziosi di 100 esempi ricchi di informazioni”.
Durante il dottorato e il post-doc, ha contribuito a diverse pubblicazioni di ricerca. Tra queste, è particolarmente orgoglioso del suo ruolo nello sviluppo di un dataset in Urdu, che è stato migliorato utilizzando tecniche di incremento dei dati. Il modello risultante è attualmente allo stato dell’arte nel suo campo. Al di là dei risultati accademici, Saad ha a cuore i rapporti duraturi costruiti con i suoi supervisors che non solo lo hanno guidato come mentori, ma lo hanno anche trattato con calore e rispetto prima come studente, e poi come collega dopo la difesa del suo dottorato. Apprezza profondamente questa sinergia, che considera “la vera bellezza della ricerca, in cui il rispetto reciproco favorisce la crescita personale e accademica, portando a risultati estremamente vantaggiosi”.
Saad ha da poco terminato il suo post-doc e ha scelto di valutare opportunità di carriera al di fuori dell’Italia. La sua decisione è stata dettata da vari fattori, come scarse possibilità nell’ottenere un permesso di soggiorno di lungo periodo, problemi di stabilità finanziaria dovuti all’inflazione e la difficoltà nell’adattamento linguistico. A causa delle lunghe ore trascorse in laboratorio a condurre esperimenti, ha avuto poche opportunità di interagire con persone italiane e, sebbene fossero sempre gentili con lui, l’inglese non è sempre stata la lingua prescelta, rendendo difficile la comunicazione. Spesso scherza con collegh3 e amic3 del suo paese su questa esperienza, ma nel profondo sente di aver “trascorso quattro anni in silenzio”. Questo isolamento lo ha profondamente segnato aumentando la nostalgia per il suo Paese, cultura e ambiente, degli amici e, soprattutto, della famiglia, la sua più grande priorità. Guardando al futuro, indipendentemente da dove la vita lo porterà, il suo obiettivo è chiaro: vivere con la sua famiglia, condividere la totalità della sua esperienza italiana in Pakistan e lavorare in un Paese in cui perlomeno, si parli inglese.