L’Italia mette insieme tante cose che altri paesi singolarmente non hanno, come la cucina, la moda, la storia, la bellezza, il turismo…
Nata 29 anni fa in Macedonia, Marija Bozhinoska è arrivata in Italia, precisamente a Ravenna, nel 2011 con la mamma e la sorella. Il viaggio è stato lungo. “Avevamo un sacco di roba con noi, vestiti, valigie …”, ci racconta. Le tre donne hanno raggiunto il padre, che era immigrato nella cittadina romagnola cinque anni prima con l’obiettivo di non far crescere le sue figlie in un Paese con una situazione socio-politica instabile, come la loro terra d’origine.
In possesso di un diploma da odontotecnico, Marija avrebbe voluto proseguire i suoi studi in campo medico ma, a causa delle difficoltà linguistiche che hanno reso particolarmente difficile la sua integrazione in Italia il primo anno, ha scelto di studiare Scienze delle Comunicazioni (corso di Laurea Triennale) all’Università di Bologna e poi Comunicazione IST e Media (corso di Laurea Magistrale) all’Università di Torino. Attualmente lavora nel capolouogo piemontese come digital strategist presso un’agenzia di comunicazione, occupandosi di social media, marketing online e offline.
Marija identifica il maggior contributo scientifico culturale che la sua presenza porta all’Italia nella sua cultura d’origine: “anche se l’ho persa un po’ per strada” – ci dice – “credo che sia il contributo più grande che un paese possa avere da uno straniero”, oltre alla sua mentalità, all’apporto intellettivo ed economico, attraverso il pagamento delle tasse. Ammette però:
“oggi mi sento più italiana che macedone”.
Nel futuro si vede con molta probabilità in Italia, “il paese più bello e completo del mondo, in cui le persone sono calorose” e che avrebbe probabilmente scelto anche nel caso in cui la decisione, assunta in realtà da suo padre, fosse spettata a lei. Nonostante la sua esperienza non sia stata particolarmente difficoltosa, avendo avuto la famiglia vicina, Marija ravvisa un aspetto relativamente negativo per quanto concerne l’integrazione dei migranti nel nostro Paese nel fatto che “uno straniero deve lavorare il doppio per guadagnarsi il rispetto e per raggiungere i propri obiettivi”.
Quanto al suo paese d’origine, ritiene assai improbabile un ritorno in Macedonia, dove la ricerca, anche a causa della scarsa disponibilità di risorse, è in condizioni di arretratezza rispetto a quelle italiane. Qui, afferma, “la ricerca è ricca di diversità, di strumenti moderni e molto pragmatica”. Non esclude però di accettare eventuali proposte di lavoro vantaggiose in altri Stati europei.