In mezzo a persone di nazionalità diversa, ho cominciato finalmente a sentire un cuore pulsante che batte!

Lynda è in Italia da quasi 14 anni. La sua prima città italiana è stata Pisa e dal 2017 vive a Torino.

Alla domanda sul suo paese di origine, pur definendosi “fortemente americana da molti punti di vista”, risponde di sentirsi cittadina del mondo e che la diversità culturale per lei è la linfa vitale.

Parla tre lingue in maniera fluente: lo spagnolo, l’inglese e l’Italiano; e un po’ di francese imparato vivendo in Niger dal 1995 al 1998Eternamente combattuta tra la sua passione per la medicina (avrebbe voluto far parte di Medici senza Frontiere) e quella per il giornalismo, decide invece di laurearsi in Antropologia Urbana all’Università di Boston e poi la laurea magistrale in Sanità Pubblica. quando era volontaria del Corpo della Pace americano (Peace Corps). Le sue conoscenze linguistiche riflettono i tre paesi che hanno caratterizzato la sua crescita: gli Stati Uniti, dov’è rimasta fino ai sei anni, la Colombia, di cui sono originari i suoi genitori e il Venezuela, dove ha vissuto durante la giovinezza.

A vent’anni, desiderando diventare medico ma non potendo studiare in Venezuela a causa dei continui scioperi, è tornata da sola negli Stati Uniti, sconvolgendo così le dinamiche familiari, in quanto lei è la più piccola di tre figli. 

Eternamente combattuta tra la sua passione per la medicina (avrebbe voluto far parte di Medici senza Frontiere) e quella per il giornalismo, decide invece di laurearsi in Antropologia Urbana all’Università di Boston e poi la laurea magistrale in Sanità Pubblica.

In Italia (a Pisa) è arrivata nel 2009 seguendo il marito italo-americano, che, amando molto il suo paese d’origine, desiderava portare in patria le conoscenze acquisite all’estero. 

Una delle prime difficoltà incontrate da Lynda ha riguardato l’uso della lingua. Benché l’amicizia con il futuro fidanzato fosse scaturita proprio dal proposito di trasmettersi le rispettive lingue di origine, l’apprendimento dell’italiano è avvenuto soprattutto grazie alla frequenza di appositi corsi e al contributo di una fantastica insegnante”. Con i corsi di italiano è anche riuscita a fare nuove conoscenze e “in mezzo a persone di nazionalità diversa, ho cominciato finalmente a sentire un cuore pulsante che batte!”

Fra gli aspetti negativi ricorda poi l’insofferenza che provava, per strada, verso l’atteggiamento negligente di alcuni padroni di cani e degli automobilisti nei confronti di pedoni e ciclisti.

Nel nostro Paese anche l’ambito lavorativo le ha riservato alcune difficoltà: sia negli Stati Uniti sia in Inghilterra, Lynda prestava servizio presso i consultori come consulente sull’educazione sessuale. Arrivata a Pisa si è scontrata con la “tortuosità” delle pratiche di riconoscimento dei suoi titoli di studio e finalmente dopo 5 anni, è riuscita a trovare un lavoro dove utilizzare alcune delle sue competenze: l’ufficio dell’internazionalizzazione dell’Università di Pisa la accoglie grazie alle sue lingue ed esperienza professionale all’estero.

Nel settembre 2017, si trasferisce con la sua famiglia a Torino, dove entra in contatto con il Dipartimento di Psicologia dell’Ateneo torinese e impara sulla possibilità di fare un dottorato Interdisciplinare tra i Dipartimenti di Psicologia, di Scienze dell’educazione e di Antropologia, a cui poi fa domanda, percorso che oggi sta portando a termine. 

Il suo contributo scientifico-culturale consiste, in linea con l’oggetto delle sue ricerche, nel portare l’attenzione su un approccio socio-emotivo nell’ambito della scuola per promuovere il benessere attraverso un comune accordo tra tutti gli attori coinvolti: dirigenti, insegnanti, studenti, genitori, affinché, insieme, abbiano un senso comune del rispetto, del benessere, dell’ascolto e dell’inclusione. 

Oggi Lynda ammette che l’Italia – che all’inizio le sembrava “troppo omogenea”, facendole avvertire il bisogno della diversità culturale – è un paese con tantissimo potenziale e in cui gli abitanti hanno un grande cuore; “devono solo aprirsi di più alle nuove idee ed alle nuove persone”. Talvolta lei viene definita “strana” perché nel parlare cambia lingua a seconda di ciò che sente in quel momento, ma “… è una spontaneità che non voglio perdere, però voglio essere riconosciuta per le mie idee e non perché parlo più lingue!!”