Io non credo, sono convinto che a Cuba abbiamo un potenziale enorme. Ma sfortunatamente in questo momento la situazione economica non accompagna la grandezza delle menti cubane
La ricerca, la dedizione, L’Avana. Queste tre parole potrebbero rappresentare Diango, fisico nucleare cubano che dal 2021 è ricercatore presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Torino.
Diango è nato e cresciuto a L’Avana molto vicino a una delle strade più famose di tutta Cuba, il Malecón Habanero. 10 km di lungomare aprono le porte della città. Un luogo dove musica dal vivo, danza, spontaneità e condivisione si incontrano in quello spirito di festa intrinseco della cultura cubana accogliente e solare che Diango porta con sé. El Malecón lo ha accompagnato per gran parte della sua vita assieme ad un altro aspetto fondamentale: la curiosità. Sin da piccolo ha sempre voluto capire come le cose fossero fatte, come il tutto funzionasse e questo lo ha portato alla fisica.
Dopo aver studiato per 5 anni fisica nucleare a Cuba, Diango si trasferisce in Brasile per il dottorato in “Fisica applicata alle Scienze Ambientali”. Il sistema scolastico cubano è molto valido, in tutte le aree, e spesso le persone cubane hanno una conoscenza molto profonda delle proprie materie di studio ma, purtroppo, “la situazione economica attuale non accompagna la grandezza delle menti cubane”. Infatti, per una persona che studia fisica nucleare a Cuba, è normale fare la magistrale e il dottorato all’estero.
Finito il dottorato torna a Cuba con una nuova prospettiva, tornare alla fisica nucleare e mettere al primo posto il valore della famiglia e la sua sostenibilità economica. Tuttavia, questa volontà si trasforma in bisogno quando anche la vita di Diango e della sua famiglia viene sconvolta dalla pandemia da Covid-19. La situazione economica precaria e instabile dell’isola a causa dell’embargo economico, commerciale e finanziario unilateralmente imposto dagli Stati Uniti, mette in scacco la popolazione cubana e ha effetti disastrosi in ambito sanitario, alimentare ed educativo, determinando, ad esempio, l’impossibilità di importare farmaci o apparecchiature mediche di fondamentale importanza. Il tutto è stato aggravato dall’azzeramento delle entrate derivanti dal turismo e da ulteriori sanzioni statunitensi.
Tuttavia Diango, con estremo orgoglio racconta dell’incredibile lavoro fatto dagli scienziati cubani. Non essendovi né risorse economiche né tempo di aspettare donazioni estere, Cuba è stato l’unico paese in via di sviluppo a produrre ben due vaccini anti covid-19, arrivando a vaccinare più del 90% della popolazione.
“Gli scienziati cubani sono bravissimi, più bravi di altri, perché con molto, molto poco fanno tante cose… io non credo, sono convinto che a Cuba abbiamo un potenziale enorme”.
In questo periodo cercare opportunità all’estero divenne l’unica opzione per poter aiutare la sua famiglia, continuare la sua carriera professionale, e magari, approfittarne per imparare anche una nuova lingua e in Italia trovò ciò che faceva al suo caso, il post-doc in fisica medica.
Ottenere un visto per una persona cubana è molto complesso, costoso, stressante, lento. Una volta in Italia le cose non sono migliorate. Arrivato ad ottobre, ha avuto il suo primo appuntamento in questura a novembre e poi quello per le impronte a febbraio. In tutto questo periodo è rimasto in ostaggio del sistema italiano, in quanto se avesse lasciato l’Italia tutti gli sforzi da lui fatti sarebbero stati inutili. Inoltre, è stato quasi impossibile per Diango ottenere un conto bancario europeo che è riuscito ad aprire solo recentemente. Vi è una grande mancanza di informazione sulle procedure da portare avanti, “ti fidi che le cose vengano fatte bene ma non è così” e nel frattempo “si sta in attesa e non puoi fare ciò che vorresti come muoverti e fare tutto ciò che è normale”.
Inoltre, da Cuba l’Europa è vista come un luogo giusto, accogliente ma Diango fa notare come molte persone italiane siano distaccate, ti dicono dove andare a mangiare e non di mangiare assieme, e racconta di aver assistito ad episodi discriminatori verso le persone migranti nelle piccole azioni di tutti i giorni. Tuttavia, per fortuna, la vita professionale in Italia, lo appaga molto.
Cosa fa esattamente un fisico nucleare in un gruppo di ricerca in fisica medica? Sicuramente dorme poco, ma lasciando l’humor da parte, il suo apporto alla ricerca ha un effetto diretto sulla società, sulla sanità pubblica. Il suo gruppo di lavoro si occupa di testare le tecnologie per il monitoraggio di fasci clinici di particelle utilizzati nella adronterapia, la radioterapia con particelle cariche usata per il trattamento dei tumori. Loro si occupano di misurare le principali caratteristiche del fascio quali dimensione, quantità di particelle e la loro energia. In parole semplici, puntano a migliorare l’efficacia e la precisione dei sistemi di verifica dei fasci, sempre più precisi sulla massa tumorale e meno dannosi sul tessuto sano intorno. Questa nuova forma di irradiazione viene chiamata radioterapia flash e l’uso di Mini-Beams, fasci dalle dimensioni di un mm, rendono necessario lo sviluppo di sensori sempre più sensibili e accurati a tal punto da avere una precisione millimetrica e una risposta temporale dell’ordine di nanosecondi. L’adattamento dei sensori utilizzati in ambito ospedaliero è fondamentale per accogliere il miglioramento dei trattamenti radioterapici.
Diango è affascinato dal suo lavoro, ha imparato molto in questi anni anche grazie al fatto che nell’equipe non vi è concorrenza, ma condivisione di saperi. Poter lavorare a stretto contatto con acceleratori lineari dedicati alla ricerca e averne a disposizione uno modificato appositamente per erogare fasci di elettroni Flash è per lui incredibile. Recarsi al CNAO di Pavia (Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica), al CPFR di Pisa (Centro Pisano Flash Radiotherapy), presso il Laboratorio SBAM (Scienze di Base Applicate alla Medicina) dell’Università La Sapienza di Roma o presso il Centro di Protonterapia di Trento e poter testare i sensori sul campo direttamente sotto i fasci clinici è una sensazione unica e una grande esperienza professionale.
Ogni volta che torna a Cuba si reca in università per parlare a student3, ascoltarl3, presentare loro le diverse opportunità e raccontare della sua ricerca in Italia. Non potendo cambiare la situazione economica del paese vuole contribuirvi mediante la diffusione di conoscenze e sarebbe un sogno per lui creare una collaborazione accademica più forte tra Cuba e l’Italia.
“Trovare nuove forme efficaci per combattere il cancro in modo che non sia più un problema di salute mondiale, sarebbe un sogno per tutti”
Ma a Cuba porterebbe con sé anche altri aspetti tipicamente italiani come la fierezza per la propria cucina e varietà gastronomica e l’attenzione messa nella cura e valorizzazione dei luoghi. Viaggiando si è reso conto che in Italia vi è un’ attenzione al dettaglio, ai prodotti naturali e un preciso, a volte esagerato, concetto di gusto e di bello. Secondo Diango, a Cuba non si è consci abbastanza della ricchezza, bellezza e varietà del proprio patrimonio che potrebbe essere maggiormente valorizzato e migliorato.
Potesse farlo, a Cuba tornerebbe subito ma al momento rimane a Torino a fare ricerca e a sognare quel mare che per lui, è il mare più bello del mondo.