Il senso di una squadra è lavorare assieme e cercare di aiutarsi a vicenda. Questo è ciò che sto cercando di fare qui

Nathali è originaria di Mococa, un piccolo comune dello Stato di São Paolo in Brasile e il suo legame con l’Italia è più profondo di quanto pensasse. Si è trasferita a Lodi, vicino Milano, per un periodo di scambio durante il suo dottorato, e una volta qui ha scoperto che i genitori dei nonni di sua madre erano italiani. Una parentela lontana che rende il suo soggiorno in Italia profondamente significativo per lei, anche perché i suoi antenati provenivano da una zona molto vicina a quella in cui vive ora.

“In Brasile diciamo tataravós dove ‘avó ’ significa nonno e tataravó è il padre del padre di mio nonno…è come se il destino stesse giocando con me. Sono molto felice di poter viaggiare e vivere qui per un anno”.

Nathali ha lasciato Mococa per seguire il suo percorso universitario da giovanissima. Ha conseguito la laurea triennale in veterinaria a Londrina, nello stato del Paraná, mentre A Uberaba, nello Stato di Minas Gerais, ha svolto sia la magistrale che un periodo di residency di due anni. Quest’ultimo è una sorta di specializzazione sui “grandi animali” come equini, ovini, bovini e caprini. Ma c’è un animale in particolare che l’ha sempre affascinata: il cavallo. Nathali ha frequentato un periodo di formazione presso la “Universidade do Estado de São Paulo” di Jaboticabal e in quell’occasione ha visto per la prima volta una sala tapis roulant per cavalli. Fu così che capì di poter collegare il suo amore per i cavalli e l’interesse per la fisioterapia con un dottorato in “fisiologia dell’esercizio fisico del cavallo”.

La fisiologia studia il comportamento dell’organismo e l’influenza che gli ambienti esterni hanno su questi e la fisiologia dell’esercizio fisico del cavallo, si concentra sulla comprensione dell’atleta equino e sulla sua risposta all’esercizio e all’allenamento. A Jaboticabal, Nathali e il suo gruppo lavorano in un laboratorio dotato di tapis roulant per l’esercizio del cavallo necessario per valutarne le condizioni fisiche. Ciò è necessario per comprendere sia come aiutare questi animali durante la fisioterapia, e sia per la conoscenza della fisiologia del loro esercizio. Quest’ultimo è il tema di ricerca del suo dottorato a Lodi assieme alla valutazione del dolore, benessere e comportamento degli equini.

Il suo arrivo in Italia non è stato dei più semplici. Ha avuto diversi problemi con la richiesta del visto a causa di una comunicazione lenta e discontinua tra l’Università di Jaboticabal e quella di Milano, al punto da esser costretta a cambiare il suo periodo di scambio. A quel punto, stufa, ha preso iniziativa e si è recata fisicamente al Consolato Italiano ottenendo, incredibilmente, il visto in una settimana. Anche la ricezione del permesso di soggiorno qui in Italia ha richiesto molti mesi. Racconta di aver sentito parlare di molte persone brasiliane che hanno ricevuto il permesso di soggiorno solo quando ormai erano già tornate in Brasile e che, nel frattempo, hanno vissuto una vita molto più difficile qui.

Anche la ricerca di un appartamento non è stata facile. Gli accordi presi si sono rivelati fasulli al suo arrivo a Lodi e ha dovuto pagare un prezzo d’affitto più alto di quello concordato. Ora vive più vicino all’università, si sposta in bicicletta e ciò che continua a determinare un effetto positivo lungo il suo percorso è il suo gruppo di lavoro. L’hanno aiutata molto in tutto, dalla lingua italiana a come pagare l’affitto e le bollette della luce. A volte l’hanno aiutata prima che lei potesse chiedere una mano.

“Sono speciali, gliene sono grata. Mi trattano davvero bene e sono tutti molto gentili. Il loro sostegno è fondamentale”.

Anche in virtù di questi rapporti, Nathali è entusiasta di aver potuto prolungare la sua permanenza a Lodi. La ragione alla base di questa decisione è stata la necessità di avere più tempo per l’analisi dei dati raccolti, ma è felice di poter lavorare ancora qualche mese con loro portando avanti sia gli esperimenti che la raccolta dei dati.

Così sta anche avendo modo di migliorare il suo italiano, che a volte usa al posto dell’inglese perché più simile al portoghese, “un pasticcio”. All’inizio, al di fuori dell’ambiente universitario, non conoscere l’italiano la metteva in difficoltà. Non è facile trovare persone che parlano inglese a Lodi e a volte sentiva che queste erano infastidite da lei e trasformavano il divario linguistico in un ostacolo. Tuttavia, Lodi le piace molto, il suo stile di vita tranquillo le ricorda la sua città, Mococa. Nei fine settimana va alla scoperta di nuove città e ha avuto la possibilità di recarsi a Roma, e per lei è stato come un sogno. Ciò che ama di più dell’Italia è la sua storia che è ovunque, ogni luogo, e anche ogni cibo, ha una storia alle spalle.

“Quando vedi un italiano, è come parlare con un libro di storia italiana. Conoscono il motivo per cui un luogo è stato costruito o rinominato in un certo modo. È interessante, meraviglioso”.

Ciò che le manca di più del Brasile, dopo la sua famiglia, il suo cane, il sole e il “churrasco”, un piatto brasiliano, è la naturale propensione delle persone ad aiutare l’altrə. Naturalmente non si può generalizzare, ma secondo Nathali, in Brasile se hai bisogno di aiuto, le persone sono più felici di farlo. Dobbiamo tutt3 lavorare insieme e aiutarci a vicenda perché “oggi potrei aver bisogno io del tuo aiuto e l’anno prossimo tu potresti avere bisogno del mio”.

Lei fa ciò a lavoro, portando con sé il desiderio di lavorare in squadra, come era solita fare a Jaboticabal. Anche se è una caratteristica che l’équipe italiana ha già, non le piace limitarsi al suo lavoro, ed è solita offrire il suo aiuto soprattutto per la raccolta dei dati.

“Possiamo fare più che solo la nostra parte e questo è il senso di una squadra, lavorare insieme e cercare di aiutarsi a vicenda. Questo è ciò che sto cercando di fare qui”.

Nel tempo, si è creato un ambiente di scambio di conoscenze e pensieri. Sta imparando molto con la sua tutor a Lodi e il suo obiettivo è quello di portare in Brasile tutto ciò che sta studiando. Sarà molto importante per la sua squadra avere a disposizione nuove ricerche su cui lavorare e cercherà di applicare in laboratorio tutto ciò che sta imparando qui.

Nathali è entusiasta del progetto “Scienza Migrante 2.0”, pensa che possa aiutare le persone straniere qui in Italia a organizzarsi meglio e ad essere pronte a ciò che le aspetta al loro arrivo. “Dobbiamo essere consapevoli, preparati, lavorare in squadra e goderci il viaggio e tutto ciò che ci arriva e… goderci il popolo italiano”.

Nathali è innamorata dell’Italia e delle persone italiane. Secondo lei, quando trovi le persone giuste, ti accolgono come una famiglia. Nel suo futuro vorrebbe tornare in Italia, ma soprattutto, sta pensando di frequentare dei corsi di equitazione in modo da poter finalmente conoscere questi stupendi animali da una prospettiva diversa.