Come e che cosa pensano le persone di altre culture? Come si potrebbe trasformare la diversità in risultati scientifici rilevanti? Sono alcune domande che hanno sempre guidato i miei passi

Lontana dalla sua India, Shree Madhu Bhat, 27 anni,  virologa, è arrivata in Italia nell’ ottobre 2019, poco prima che scoppiasse la pandemia di Covid, per frequentare il Dottorato in Scienze Biologiche  presso l’Università di Torino.

Dopo tre anni in Italia, Shree usa ancora google translate quando va al supermercato e non le dispiace quando gli italiani “infilano” qualche parola inglese nelle frasi. Shree parla infatti molto bene l’ Inglese, che è la lingua ufficiale più comune in India. Non ha ancora trovato la chiave linguistica per esprimersi in italiano, ma parla anche Tulù, lofmalialum, Telwud, Hindi e il Kannada, la lingua della sua terra d’origine, lo stato federato di Karnataka, nell’India suboccidentale. 

Shree è molto interessata a conoscere altre culture e si reputa una persona di mente libera e aperta, anche proprio perché è nata e cresciuta in India, un paese molto vario da uno stato all’altro, per le diverse lingue parlate, per la molteplicità delle religioni presenti e per la varietà delle tradizioni e dei modi di vivere. 

Dopo la laurea conseguita in India ha capito che, per diventare la persona che voleva essere, doveva approfondire il più possibile la propria formazione e sviluppare diverse competenze, anche trasversali.

È curiosa di conoscere la mentalità europea e la cultura scientifica italiana. Shree ritiene fondamentale, per la sua crescita personale, sapere comprendere le differenze culturali per poter comunicare al meglio con gli altri e perfezionare la ricerca. Come pensano le persone di altre culture? Che cosa pensano? Come si potrebbe trasformare la diversità in risultati scientifici rilevanti? Sono alcune domande che hanno sempre guidato i suoi passi. 

La sua ricerca di dottorato si concentra sulla virologia, nello specifico sulla manipolazione genetica di uno specifico virus e sull’individuazione dei suoi processi di sviluppo. L’obiettivo è quello di approfondire la sua tesi di laurea al fine di trarne delle applicazioni pratiche, idealmente in ambito farmaceutico. A Torino si trova a suo agio con i colleghi del Dipartimento di Scienze Biologiche.

“Lavorano sodo e sono molto aperti nei miei confronti, mi hanno accolto e integrato nel team”.

Sebbene passi la maggior parte delle sue giornate in laboratorio, Shree apprezza la sua vita sociale a Torino, i suoi nuovi amici le hanno fatto conoscere la “Dolce vita” italiana.

All’inizio ero un po’ spaventata, adesso mi sento fiera di me stessa, perché non pensavo di potercela fare da sola in un grande paese come l’Italia senza neanche conoscere la lingua.”

Della sua India le mancano i genitori, i parenti e il cibo, anche se quest’ultimo può cucinarlo da sé, comprando gli ingredienti giusti.

Vorrebbe contribuire a far conoscere in Italia la sua cultura di origine; proprio per questo, Shree è molto grata al progetto Scienza Migrante per averle dato l’opportunità di esprimersi e dare il suo contributo al dibattito sull’importanza dell’integrazione per il progresso sociale, per aiutare a conoscere di più e temere di meno.